Il telescopio Vera Rubin rivelerà il cosmo, Incide tra le firme italiane

osservatorio vera rubin

Con l’accensione dell’Osservatorio Vera C. Rubin sul Cerro Pachón, in Cile, a oltre 2.500 metri di altitudine, ha preso ufficialmente il via una nuova era dell’osservazione astronomica.

L’Osservatorio è stato dedicato a Vera C. Rubin, una pioniera dell’astrofisica che ha rivoluzionato la comprensione dell’Universo. La sua ricerca ha fornito le prime prove conclusive dell’esistenza della materia oscura, dimostrando che le galassie sono immerse in grandi aloni di materia invisibile che ne determinano il comportamento anomalo. Il Vera C. Rubin Observatory prosegue direttamente la sua eredità con lo studio della materia oscura e dell’energia oscura – che insieme si ritiene costituiscano circa il 95% del cosmo ma la cui vera natura rimane sconosciuta. 

 

Un nuovo sguardo sull’Universo attraverso il telescopio LSST

Dotato della più grande fotocamera digitale mai costruita per l’astronomia – la LSSTCam da 3.200 megapixel – e di un telescopio riflettore da 8,4 metri di diametro, l’osservatorio è stato progettato per rivoluzionare il modo in cui esploriamo il cielo.

La sua missione, chiamata Legacy Survey of Space and Time (LSST), durerà dieci anni e prevede di mappare l’intero cielo notturno dell’emisfero australe ogni tre notti. L’obiettivo? Costruire un “film cosmico” ad altissima definizione in grado di mostrare l’evoluzione dell’Universo nel tempo. Sarà uno strumento cruciale per lo studio di comete, galassie lontane, stelle variabili e supernove, ma anche – e soprattutto – per indagare i misteri della materia oscura e dell’energia oscura, che costituiscono il 95% dell’Universo conosciuto.

 

 

Dati senza precedenti: oltre 2.100 asteroidi scoperti in una settimana

I primi risultati sono già sorprendenti: in appena sette notti di osservazione, il Rubin ha identificato oltre 2.100 nuovi asteroidi, di cui sette classificati come oggetti potenzialmente vicini alla Terra (NEO). Questo dato è emblematico del potenziale del telescopio: in pochi giorni ha raggiunto traguardi che, fino a ieri, richiedevano anni. La capacità di restituire immagini in sequenza e ad altissima risoluzione permette di analizzare il moto degli oggetti celesti con una precisione finora impensabile.

 

Il contributo italiano, tra eccellenza scientifica e ingegneria specialistica

L’Italia è presente in questo progetto globale con un ruolo di rilievo. A livello scientifico, grazie al lavoro congiunto del Dipartimento di Fisica e Astronomia “Augusto Righi” dell’Università di Bologna e dell’INAF – Istituto Nazionale di Astrofisica. Sul fronte industriale, la cupola che protegge il telescopio è stata realizzata dall’azienda italiana EIE Group di Venezia-Mestre

Anche Incide Engineering ha contribuito alla realizzazione di questa infrastruttura, mettendo in campo la propria esperienza nella progettazione strutturale altamente specialistica. Incide ha affiancato lo studio tecnico Cimolai nella progettazione di alcune strutture ausiliarie alla struttura del Dome.

 

 

Progettare per il settore aerospaziale e per i grandi impianti astronomici significa lavorare con standard di precisione e affidabilità estremi: ogni elemento strutturale deve garantire il massimo controllo delle vibrazioni, tolleranze minime e stabilità assoluta, per non compromettere la qualità delle osservazioni.

Per Incide, il contributo al Rubin è stato un esempio concreto di strutture speciali e di come l’ingegneria strutturale possa sostenere la ricerca scientifica di frontiera, applicando competenze trasversali e tecnologie avanzate a infrastrutture uniche al mondo.

Con tecnologie all’avanguardia, una visione scientifica rivoluzionaria e il contributo di competenze ingegneristiche italiane di eccellenza, il Vera Rubin Observatory promette di cambiare per sempre il nostro rapporto con lo spazio, di ridefinire il nostro modo di vedere il cosmo e svelare i suoi segreti più reconditi.