Intervista a Marco Tarulli

Fuori dalla comfort zone: l’innovazione è una risorsa


Marco Tarulli, Building Engineer in Incide Engineering, racconta la sua esperienza in Rhino, Grasshopper e Tekla. L’intreccio tra sperimentazione e competenze avanzate ha permesso la realizzazione di un progetto raro: il Grand Théâtre di Rabat.

Quali sono le principali caratteristiche della tua figura professionale?

In Incide mi occupo di progettazione in BIM, con particolare attenzione alle fasi costruttive del processo progettuale. Negli anni ho variato notevolmente la scala degli oggetti del mio lavoro, passando da strutture di grande dimensione a veri e propri progetti in miniatura, quali sono i sistemi di facciata.

Mi sono appassionato di modellazione 3D e di BIM durante gli studi universitari in Ingegneria Edile e Architettura, grazie a professori ed assistenti di ricerca che, investendo notevoli energie, avevano già percepito le enormi potenzialità del BIM e cercavano di portarlo all’attenzione, conferendogli  il valore che meritava come innovazione tecnologica.

Grand Theatre de Rabat: quali sono le particolarità di questo progetto? Quali scelte ha comportato?

Il progetto del Grand Théâtre de Rabat ha rappresentato a tutti gli effetti una grande sfida per Incide. La strada scelta per accoglierla e trasformarla in un traguardo è stata quella dell’innovazione.

L’innovazione può essere fonte di incertezza perché è il motore del cambiamento: ci mette di fronte all’ignoto, invitando a uscire dalla comfort zone. Ma è anche una potentissima risorsa.

Essere innovatori significa trasformare la paura di prendersi un rischio nel coraggio di affrontarlo, consci soprattutto del beneficio che possiamo trarne.

La modellazione tradizionale avrebbe sicuramente indebolito il controllo e ridotto la precisione, oltre che richiedere risorse di tempo nettamente superiori.

Dal punto di vista della modellazione 3D, la complessità della forma geometrica dell’edificio progettato dallo studio Zaha Hadid Architects era sicuramente qualcosa di mai trattato prima. La scelta vincente di Incide è stata avvalersi delle potenzialità del design computazionale, affiancando all’esperienza consolidata in Tekla Structures la sperimentazione di Grasshopper e il plug in di Rhino per la modellazione parametrica.

In che modo è stata utilizzata la metodologia BIM nel progetto di Rabat?

La sottostruttura progettata da Incide doveva interfacciarsi con le componenti impiantistiche e con la struttura principale, calandosi in maniera precisa all’interno dello spazio tridimensionale. In questo senso la tecnologia BIM è stata fondamentale perché ha permesso un coordinamento puntuale tra tutte le figure e discipline coinvolte

Come sono stati utilizzati i software Rhino-Grasshopper e Tekla?

La modellazione ha interessato la sottostruttura in acciaio a supporto dei pannelli in GRC di forma complessa che costituiscono la parte visibile dell’edificio.

Il lavoro di Incide è partito da un modello 3D in Rhino nel quale i pannelli, con i rispettivi supporti puntuali, erano collocati nello spazio. Attraverso Grasshopper, abbiamo sviluppato un algoritmo per generare le travi che connettono i vari supporti e i collegamenti con la struttura principale in acciaio, secondo una precisa logica progettuale. La modellazione parametrica ha anche consentito di gestire l’assegnazione di tutti i parametri necessari alla successiva produzione in officina e il montaggio delle diverse porzioni. Il collegamento diretto con Tekla ha infine permesso di apprezzare in tempo reale le potenzialità di questa tecnologia, poiché ogni elemento 3D era generato automaticamente dall’algoritmo.

Quali sono stati gli errori da evitare e le difficoltà da superare?

La difficoltà iniziale è stata quella di scomporre la complessità geometrica: cercare le relazioni logico-matematiche tra gli elementi più semplici e definire poi l’algoritmo. Esso ha consentito di generare e ottimizzare la sottostruttura, agendo su determinati parametri e seguendo una logica di propagazione degli effetti. L’errore da evitare era quello di buttarsi precipitosamente nella modellazione parametrica, senza avere in mente una strada chiara e ragionata sulle relazioni da costruire tra gli elementi. Nella definizione della strategia da adottare è stata essenziale la conoscenza di Tekla, in quanto software destinatario degli effetti dell’algoritmo.

Dalle difficoltà e timori iniziali si è passati ad una grande soddisfazione finale.

Qual è il rapporto tra la tecnologia e gli automatismi nella costruzione geometrica?

Il design computazionale rappresenta sicuramente il presente e il futuro in svariati settori come l’ingegneria, l’architettura e il design, solo per citarne alcuni. Questa tecnologia permette di superare i limiti geometrici ottenendo manufatti unici che oltrepassano la logica della standardizzazione verso un’ottimizzazione e unicità dei componenti costruttivi. Oltre che nella generazione di geometrie complesse, il design computazionale può essere parte integrante del processo progettuale sviluppato in ambito BIM, sia come strumento per la gestione di dati all’interno delle varie discipline che come strumento per l’interscambio di informazioni.

Non c’è dubbio che questa tecnologia rappresenti uno strumento a supporto del progettista, e non qualcosa che possa sostituirlo: è sempre necessaria una definizione delle relazioni tra i vari parametri che puntino all’ottenimento dei risultati e obiettivi definiti in partenza.